Ambienti climatizzati d’estate? Sì, ma in modo consapevole
Per tutelare la salute dei clienti e garantire un utilizzo in piena sicurezza degli impianti di climatizzazione, è inevitabile rivolgersi a installatori professionisti e, soprattutto, certificati. Avere un ‘certificato’ non significa possedere “un pezzo di carta” utile a svolgere il proprio lavoro, ma significa poter garantire ai clienti le proprie qualità e competenze.
Chi decide di far installare un impianto di climatizzazione in azienda o in un ambiente domestico, si affida alle capacità di chi è competente e sa tutelare il benessere. Perché chi fa ancora alla vecchia maniera (venga chi mi fa pagare meno e senza fattura), non va più di moda.
Ecco i dati della situazione ambientale riferita alle emissioni dei gas fluorurati, cosa ci dobbiamo aspettare in futuro. Questa ‘fotografia’ assai preoccupante, sta mettendo in guardia l’opinione pubblica. Ecco perché sempre più persone chiedono il ‘patentino’ a chi deve realizzare un impianto di refrigerazione.
L’estate che stiamo vivendo è ormai come tante, sempre più calda e in modo direttamente proporzionale, tutti cercano di rinfrescare le proprie abitazioni e uffici con sistemi di climatizzazione. Senza alcun dubbio condizionatori e frigoriferi possono migliorare la vita di milioni di persone procurando un piacevole sollievo dall’arsura, ma i loro vantaggi hanno un costo enorme, soprattutto in termini ambientali, tema al centro del dibattito sulle politiche energetiche di questo anno e per i prossimi decenni.
L’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), stima che nei prossimi dieci anni saranno installati un miliardo di nuovi condizionatori nel mondo, facendone aumentare il numero globale di circa due terzi rispetto all’attuale (1,6 miliardi). Comprendendo altri sistemi di raffreddamento – come i frigoriferi per conservare cibo e medicinali, oppure per tenere basse le temperature dei data center – si dovrebbe arrivare all’installazione di 6 miliardi di nuovi dispositivi in un decennio circa.
Le nuove installazioni negli ultimi anni non hanno conosciuto soste, soprattutto nei paesi dove l’aria condizionata era finora poco diffusa. In Cina, 20 anni fa, poche abitazioni erano dotate di aria condizionata, ora si stima che il paese possegga da solo il 35% di tutti i condizionatori al mondo, ben al di sopra del 23% degli Stati Uniti, paese dove il raffreddamento degli ambienti è estremamente popolare.
Andamenti paragonabili a quelli cinesi degli anni Novanta iniziano a essere riscontrati in India e Indonesia, dove si prevede che in pochi anni decine di milioni di persone potranno acquistare il loro primo condizionatore. In Arabia Saudita la costruzione di grattacieli e di palazzi attrezzati con aria condizionata ha reso abitabili nuove aree, al punto che entro il 2030 il paese potrebbe utilizzare più energia per l’aria condizionata rispetto a quella che viene prodotta dal petrolio che esporta in giro per il mondo.
Attualmente solo l’8% dei circa 3 miliardi di persone che vivono nella fascia tropicale ha accesso all’aria condizionata, una percentuale molto bassa se confrontata con il 90% degli Stati Uniti e del Giappone. Il processo di progressiva urbanizzazione ai tropici cambierà rapidamente le cose, insieme a diversi altri fattori, compreso l’invecchiamento della popolazione, che rende necessario l’impiego dell’aria condizionata per tutelare dal caldo le persone più anziane e a rischio. Gli stessi cambiamenti urbanistici contribuiranno all’aumento della domanda: grandi palazzi, come i grattacieli e i centri commerciali, hanno bisogno dei condizionatori per essere raffreddati.
L’aria condizionata è spesso al centro di forti critiche e non solo quando viene utilizzata riproducendo temperature polari negli ambienti. Eppure, ricorda l’Economist, numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che, se usati responsabilmente, i condizionatori sono una risorsa per la salute (sia fisica sia mentale) e per l’economia. Uno studio condotto presso l’Australian National University, ha rilevato che nel sud-est asiatico molte persone non riescono a lavorare per il 15-20% dei loro turni, a causa del caldo. Un’altra ricerca ha calcolato che nel Centro America il PIL (prodotto interno lordo) si riduce dell’1% per ogni grado al di sopra dei 26 °C. Uno studio, condotto negli Stati Uniti, ha inoltre rilevato che le capacità cognitive degli studenti nei dormitori senza aria condizionata si riducono sensibilmente, rispetto a chi vive in dormitori dotati di condizionatori.
Anche altri sistemi di raffreddamento contribuiscono alla salute e al benessere delle persone. Nei paesi in via di sviluppo cibo e medicinali spesso vanno a male a causa del caldo e delle limitate possibilità di conservazione. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ogni anno circa 600 milioni di persone si ammalano a causa di cibo mal conservato, con 400mila morti attribuibili a casi di intossicazioni alimentari. Molti medicinali, a cominciare dai vaccini, non sono conservati alle giuste temperature, con circa un quarto delle riserve che devono essere buttate, perché non più sicure o efficaci. Condizionatori, frigoriferi e altri sistemi di raffreddamento potrebbero ridurre questi sprechi, che in molti casi diventano una causa di morte.
I benefici portati dai sistemi di raffreddamento sono innegabili, ma condizionatori e frigoriferi hanno un forte impatto sull’ambiente, soprattutto per quanto riguarda le emissioni dei gas serra, che intrappolano le radiazioni solari facendo aumentare la temperatura del pianeta. Raffreddare l’aria richiede grandi quantità di energia: secondo l’IEA attualmente nel mondo tutti i macchinari di raffreddamento messi insieme assorbono 2mila terawattora all’anno, comportando una produzione di 4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica (CO2), il 12% circa di tutta quella immessa nell’atmosfera annualmente. A questo ritmo, e senza miglioramenti significativi nell’efficienza dei condizionatori, è probabile che nel 2050 il consumo di condizionatori e frigoriferi si aggiri intorno ai 6mila terawattora.
Il consumo di energia nel corso della giornata non è costante: raggiunge picchi in alcuni particolari momenti, nel caso dei condizionatori nelle ore più calde della giornata o quando milioni di persone tornano nelle loro abitazioni la sera dopo avere lavorato. I fornitori di energia elettrica devono essere in grado di sostenere i picchi, ma farlo è molto costoso perché richiede investimenti per strutture aggiuntive che vengono usate per poche ore al giorno e che devono produrre rapidamente l’energia richiesta. Per questo motivo le centrali di sostegno e backup sono spesso realizzate al risparmio, puntando su petrolio e carbone da bruciare che producono maggiori quantità di CO2.
Nei circuiti dei sistemi di raffreddamento sono inoltre utilizzati gli idrofluorocarburi (alogenuri alchilici), alcuni in sostituzione dei clorofluorocarburi, tra i responsabili del cosiddetto buco dell’ozono (l’assottigliamento dello strato di gas nell’atmosfera che ci protegge dai raggi solari più nocivi). Piccole perdite nei circuiti portano alla dispersione di questi gas, che trattengono molto più calore della CO2. Ci sono centinaia di milioni di vecchi frigoriferi e condizionatori datati che perdono questi gas in giro per il mondo, con un impatto enorme per l’ambiente.
Esistono accordi internazionali per ridurre sempre di più l’uso dei gas pericolosi nei condizionatori e nei frigoriferi, ma non tutti i paesi li rispettano ed esistono eccezioni per le economie in via di sviluppo, che non possono permettersi i sistemi di ultima generazione più sicuri e costosi. Un condizionatore ha una vita media intorno ai 10 anni, quindi quelli installati ora o entro la scadenza del prossimo decennio prevista dagli accordi internazionali, continueranno a essere utilizzati fino al 2038. L’installazione di milioni di modelli di questo tipo nei paesi in via di sviluppo, potrebbe ritardare la transizione a sistemi più efficienti e con un minore impatto ambientale.
Estati sempre più calde rendono necessario un maggiore impiego di sistemi di raffreddamento che fanno aumentare il consumo di energia e di conseguenza la produzione di gas serra che a loro volta contribuiscono al cambiamento climatico facendo aumentare le temperature. Un maggior impiego delle fonti rinnovabili per produrre energia e di sistemi più efficienti per raffreddare gli edifici, gli alimenti e i medicinali potrebbero rompere questo circolo vizioso, ma con costi economici non indifferenti e con tempi difficili da prevedere.
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