Prova di resilienza acciaio
La resistenza all’urto anche a basse temperature
Le prove di resilienza servono dunque, a misurare la capacità di un materiale o di una saldatura, di assorbire energia prima di rompersi, quando sottoposti a un impatto improvviso. È una prova essenziale per valutare il comportamento fragile o tenace di un giunto in condizioni critiche.
Il test si esegue su provini intagliati, che vengono colpiti da un pendolo in movimento. L’energia assorbita dal materiale per rompersi (J) e rappresenta un indice diretto della tenacità.
Le prove vengono eseguite secondo la norma UNI EN ISO 9016, e spesso rientrano nei requisiti di qualifica dei procedimenti (UNI EN ISO 15614) e dei materiali saldati.
Test di resilienza
Chi deve eseguire le prove di resilienza?
Le prove di resilienza devono essere eseguite quando richieste da norme, capitolati tecnici o condizioni di esercizio che impongono il controllo del comportamento del materiale e del giunto saldato sotto urto, soprattutto a bassa temperatura.
Aziende che devono qualificare un procedimento di saldatura (WPS)
Quando il giunto è destinato a lavorare in ambienti critici (es. basse temperature, urti, vibrazioni), la norma UNI EN ISO 15614 richiede la prova di resilienza come parte delle prove distruttive per qualificare il procedimento.
Costruttori soggetti a normative specifiche. Le prove di resilienza sono spesso obbligatorie per chi opera in ambiti regolamentati da:
Direttiva PED (apparecchi a pressione)
Norme ASME o EN per serbatoi e tubazioni
Settore navale e offshore
Impianti criogenici o a bassa temperatura
Centri di trasformazione e carpenterie per opere strutturali
Se i materiali e le saldature devono garantire comportamento tenace anche in inverno o in quota, la resilienza è una prova richiesta nel ciclo di controllo qualità.
Gli unici autorizzati a eseguire e certificare ufficialmente la prova, sono gli organismi di certificazione accreditati secondo la norma UNI EN ISO 9016 e i criteri specifici della commessa o del cliente.