Terza generazione, carpenteria in Corridonia (MC), qui la tradizione si integra perfettamente con l’innovazione. E i risultati del successo sono sotto gli occhi di tutti.
In mezzo a una cornice di colline verdeggianti, ricamate di ulivi e querce, a Corridonia c’è una bella carpenteria che produce oggi, anche infissi.
Terza generazione, padre e figlio Alberto e Alessio Cartechini sono gli eredi dell’azienda fondata da Fiorino Cartechini nel 1975. Alberto ha lavorato prima in un altro settore e poi a 19 anni è entrato nell’azienda del padre. Da quarant’anni fa con passione questo lavoro. Si sveglia alle cinque tutte le mattine. È ancora uno di quegli imprenditori che se c’è un problema, non ci dorme sopra. L’amore per l’azienda, per la riuscita di un progetto, la cura per la totale soddisfazione del cliente, questa è la ricetta di Cartechini di Corridonia
Dunque, quasi cinquant’anni di esperienza sul campo, la Cartechini carpenteria, oggi è un gioiello che unisce tradizione e innovazione tecnologica. Qui si respira ancora il profumo delle aziende rispettose del lavoro dei propri dipendenti, quelle con la sirena che suona l’inizio e la fine della pausa, l’inizio e la fine della giornata lavorativa.
Com’è iniziata la vostra storia, Alberto?
“La prima officina era sotto casa, poi c’è stato il primo capannone e infine la nuova sede in zona industriale di Corridonia. Abbiamo realizzato le vetrine di negozi in tutt’Italia e in Europa. Non solo vetrine, ma anche strutture interne ed esterne. Tutto ciò che ha a che fare la stabilità e che deve durare nel tempo. Il 90% del nostro lavoro attualmente lo riversiamo sul territorio. Lascio parlare Alessio che è il futuro che avanza”.
Da quanto tempo in quest’azienda, Alessio?
Sono dieci anni che lavoro qui. Prima facevo il geometra e poi ho scelto di lasciare “la carta” per prendere “il ferro”.
Lavorare col babbo è particolare: vita familiare e lavoro sono un tutt’uno… un po’ troppo… però abbiamo un ottimo rapporto. Lo scontro c’è, ma è fisiologico, generazionale, soprattutto sulla volontà di innovazione.
Il suo sogno nel cassetto?
Il mio sogno nel cassetto non è accrescere il fatturato, ma andare in giro per strada e sentirmi dire dalle persone: “fai delle cose bellissime”. Poter lavorare mettendoci prima di tutto la passione e la creatività che il mio lavoro richiede, è il massimo che si possa avere dall’esperienza professionale. Capire che le mie mani mi permettono di esprimerne il meglio di me, è fantastico, è un sogno.
Come avete conosciuto STS Certificazioni?
Attraverso un nostro fornitore. La prima esperienza di qualifiche l’abbiamo avuta con Eddy Torricelli e poi con Mauro Mitillo attraverso Nazareno Marè (agenzia STS di Macerata. Ndr), siamo cresciuti. Ci siamo trovati benissimo, una professionalità ineccepibile. Addirittura, con l’ingegner Mitillo il rapporto professionale si è rivelato un’ottima base per lasciare spazio all’amicizia. E queste sono cose che fanno bene all’azienda.
Avere a fianco uno staff di professionisti che seguono l’evoluzione in atto, è una garanzia; perché nel momento in cui dovrò aumentare le certificazioni, “passare di grado” come richiede il mercato oggi, so di poter contare su un valido supporto.
Che cosa vi ha lasciato la pandemia e il conseguente lookdown?
La pandemia non ci ha ‘feriti’ troppo per fortuna … Ora i cantieri che riaprono e che hanno bisogno di impalcature ci danno tanto da fare, così recuperiamo anche quello che si è perduto.
Sono convinto che ci siano cose più importanti che vivere esclusivamente per il lavoro. Siamo stati supportati dai contributi dello Stato e questo ci ha permesso di resistere. Non dobbiamo lamentarci.
Cosa vi riconoscete più degli altri vostri competitor?
Il fatto che il cliente lo seguiamo passo passo nella realizzazione della sua necessità: dalla consulenza su come organizzare il lavoro, al lavoro finito.
Il cliente viene seguito dall’inizio, da prima del cantiere, fino alla fine del cantiere. Noi amiamo parlare con le persone. Lavoriamo molto sul passa parola: voglio che di noi si dica che abbiamo lavorato meglio degli altri.
Il lavoro più impegnativo che avete realizzato?
È stata una scala elicoidale a base rotonda con una pedata di 125 centimetri. È una scala da interno in acciaio/carbonio. Il pilastro centrale è fatto a buccia di mela. Si tratta di un prodotto esclusivo per una villetta a due piani.
Cosa richiede maggiormente il mercato da voi?
La carpenteria leggera e pesante deteneva la maggioranza del fatturato fino a poco tempo fa. Quest’anno con il bonus, siamo a 50/50, grazie alla produzione di infissi.
Cosa richiede maggiormente il mercato da voi?
La carpenteria leggera e pesante deteneva la maggioranza del fatturato fino a poco tempo fa. Quest’anno con il bonus, siamo a 50/50, grazie alla produzione di infissi.