SC Oleodinamica di Nonantola, un’azienda dove la qualità è una proposta di valore che fa la differenza.
Solo attraverso il racconto delle nostre vite si riesce a dare qualche risposta al perché ci si trova in un determinato posto, in quel momento particolare a rivestire un ruolo, magari pure faticando parecchio. In questo è stato molto chiaro Alessandro Macchi, classe 1972, AD di SC Oleodinamica, azienda meccanica di Nonantola (Modena), 40 anni di storia, sedici dipendenti. Parco clienti per lo più nazionale, ma che esportano prodotti in Europa-mondo.
Alessandro Macchi, com’è iniziata la sua esperienza professionale?
“Entro in SC nel 1995 come disegnatore tecnico dopo un corso post diploma. E’ stata una palestra di allenamento al lavoro eccezionale. Sono passato per gli uffici, tecnico, acquisti, commerciale. Ho iniziato a fare offerte e all’età di 28 anni. La proprietà mi chiese di entrare in società. Così ho smesso di disegnare e ho iniziato a fare l’imprenditore”.
Cinque anni fa con l’uscita di un socio, l’acquisizione di altre quote e oggi Macchi è un AD tutto fare, come da copione nelle dinamiche delle imprese che costituiscono il 90% del tessuto economico e produttivo del nostro paese.
Infatti, “se c’è bisogno disegno, se devo fare il commerciale mi metto in giacca e cravatta, se c’è da caricare un ordine, indosso i dispositivi di sicurezza, se c’è da progettare sviluppo, prendo le redini… Resta il mio amore giovanile per l’ufficio tecnico. Oggi se non sviluppo progetti, non produco, se non risolvo emergenze, l’azienda si ingessa”.
Multanime, multitasking e se serve camaleontico.
La chiave del successo? Oltre a una buona dose di talento e temperamento ‘congenito’, c’è l’arte di guidare gli altri, una leadership indiscussa maturata con il tempo e con l’umiltà di chi è partito dal ‘basso’ per arrivare alla responsabilità di guidare un’azienda.
Cosa producete, cosa trasformate?
“Dalle centraline oleodinamiche che governano i cilindri, ai cilindri stessi che sono il grosso della nostra produzione per il 95% del fatturato. Forniamo l’impianto completo”.
Interventi importanti che portano la vostra firma?
“Su alcune grandi dighe, abbiamo costruito dei grandi cilindri che comandano e regolano l’apertura delle dighe stesse per dosare l’apporto di acqua in base all’energia da produrre, i grossi impianti per costruire le Jumeirah Emirates Towers di Dubai, molte produzioni di cilindri di grandi dimensioni per la movimentazione idraulica”.
Avete sempre puntato sulla qualità dei vostri prodotti?
“Sì, sempre. E’ stato il nostro punto di forza anche quando abbiamo diversificato la produzione e abbiamo avuto bisogno di qualificare il personale per procedere con l’esecuzione di saldature speciali. Purtroppo paghiamo lo scotto di una concorrenza spietata e a volte sleale soprattutto in alcuni settori. Sono una persona che vuole chiudere la serranda della sua azienda (anche se sempre troppo tardi) e dormire sonni tranquilli, lavorare motivato, circondarmi di collaboratori affiatati e sereni. Bisogna seguire le regole, fare le operazioni adeguate in modo che per il 99%, dal punto di vista lavorativo, possa definirmi tranquillo”.
E’ qui che entra in gioco la vostra collaborazione con STS?
“Esattamente. Una collaborazione che ho ereditato dai miei predecessori. Vittorio Ravagli, il maestro e poi le generazioni che lo hanno seguito. So di poter contare su un’azienda seria che al bisogno è sempre pronta a supportare le nostre ‘novità’. Sia per qualifiche particolari che dobbiamo assegnare ai nostri collaboratori, sia per l’analisi delle saldature eseguite dove possiamo affidarci all’altra azienda del gruppo, STC per gli ultrasuoni e i controlli non distruttivi. Sono un team davvero efficiente”.
Una previsione post pandemia. Sarà un autunno ‘nero’ come ormai tutti prevedono oppure lei vede altro?
“Non sono né più bravo né più furbo degli altri. In questo momento la mia azienda vive di ciò che avevamo acquisito nel pre look down. Ho il lavoro assicurato per me e per le 16 famiglie dei miei collaboratori fino a fine anno. Le rispondo la stessa cosa che le avrei risposto se mi avesse posto questa domanda tre anni fa: ci sarà un autunno critico ma non solo per colpa della pandemia, ma per i recessi che ci trasciniamo da tempo”.
Gli imprenditori sono chiamati sempre più spesso in occasioni pubbliche a portare ai giovani la loro esperienza. Un suo consiglio alle nuove generazioni?
“Bella domanda! Beh, direi subito: non fate gli imprenditori in Italia. Bisogna essere pazzi! Non per andare contro il consiglio di Steve Jobs, quando nel suo testamento disse, “siate curiosi, siate folli”. Siate curiosi, sempre, siate folli… anche, ma dando il giusto significato al termine.
Vede, noi imprenditori oggi, ci troviamo senza stimoli, rassegnati a correre sempre, a difenderci dalla troppa burocrazia, dalla pressione fiscale. Nessuna tutela per le imprese. Per carità, possiamo permetterci un buon tenore di vita, in cambio però di una tabella di marcia quotidiana che va dalle 10 alle 12 ore al giorno di lavoro. Non mi chieda se ne valga la pena. Ho saputo costruirmi questo mestiere senza prevedere che avrebbe richiesto energie a tempo ‘pieno’. Una cosa però ai giovani voglio dirla: studiate e specializzatevi, trovate una cosa che vi piace fare e fatene un’eccellenza, in modo che nessuno possa essere migliore di voi in quel campo”.
Silvia Veronese